La villa S.Lorenzo è situata sul fianco della collina di S.Miniato, rivolta verso nord-est e ben nascosta dai grandi alberi del parco che la circonda. Questo complesso è formato da due ville, la più antica delle quali risale al 1400, mentre la costruzione della seconda, quella che oggi viene comunemente considerata la villa vera e propria – si può collocare fra la seconda metà del 1500 e la prima metà del 1600. Non abbiamo molte notizie riguardo alla loro storia, non conosciamo, infatti, il nome della famiglia che fece costruire la parte più antica; la seconda forse fu fatta costruire dai Dal Rosso, perché alcuni documenti proverebbero che nel 1600 era abitata da questa famiglia.
Nel 1500 e nel 1600 i Del. Rosso, che fra l’altro erano anche famosi collezionisti d’opere d’arte, si potevanono considerare fra i più potenti e ricchi esponenti della nobiltà fiorentina. Riguardo alla suddetta famiglia leggiamo nell’archivio storico Ceramelli Papiani “originata da Antonio Corsi da Signa il quale faceva il vetturale da quel castello a Firenze e derivava la sua origine da un Puccino di Lotto … Andrea e Rosso, figli di Antonio, accumularonocol commercio ricchezze immense per cui conseguirono la cittadinanza fiorentina nel 1598 “.
La villa S.Lorenzo rimase proprietà dei Del Rosso anche per tutto i l 1700. Nel catasto Lorenese del 1782, fra i beni ereditati da Marco Del Rosso c’erano anche queste due vìlle. La prima viene descritta così: “casa da signore con orto e colombaia posta nel popolo di S.Lorenzo a Signa, podesteria di Campi, luogo detto la villa al pozzo di Giovanni Buoni al quale confina via che va ad Artimino secondo viuzzo che alla Rendina (Redina) che va a S.Miniato dal pozzo di Giovanni Buoni…” Nella collocazione di questa è preso come punto di riferimento il pozzo di un certo Giovanni Buoni e ciòè comprensibile perché una volta a Signa di pozzi ce ne erano pochi. Ancora oggi le anziane del paese chiamano il “Pozzino” quel gruppo di case situate in via Alberti vicino all’incrocio con via della Redina, confinante appunto con la villa S.Lorenzo. e queso, forse, con qualche riferimento ai Del Rosso.
L’altra villa è descritta così:”casa da signore con aia, orto,corte e colombaia nel popolo di S.Lorenzo a Signa, confina a primo strada maestra che va al colle di Signa, secondo piazza di esso S.Lorenzo…”. Questa descrizione è la riprova che nel parco della villa passava la strada che porta a S.Miniato e non esisteva l’attuale via Alberti. Abbiamo inoltre saputo che nei secoli passati venivano chiamate “case da signori” le abitazioni che i l signore teneva a sua disposizione per quando si recava in campagna, mentre venivano chiamate “case da lavoratore” le case dei contadini o di altri dipendenti.
Nel 1807, in seguito al fallimento di Marco Del Rosso, la villa con tutti i terreni annessi, fu venduta all’asta e fu acquistata da Leon Battista Alberti per la somma di franchi 139.982 (A.S.F.).
Nel 1836 Mario Benedetto Mori Ubaldini ereditò il titolo e i beni del conte Alberti e fra questi anche la villa S.Lorenzo.
I Mori Ubaldini discendevano da una famiglia detta degli Aldobrandinelli che nel Medio Evo era potentissima in Signa “ov’ebbe un turrito palagio circondato da un recinto di mura” (A.S.F.). Di questo palazzo non sappiamo niente, né dove fosse collocato, né come si presentasse; i documenti da noi consultati non dicono niente in proposito. Sappiamo che spesso le ville rinascimentali venivano costruite su strutture medievali già esistenti e ciò porterebbe a pensare che fosse situato dove poi è costruita una villa.
Apparteneva a questa famiglia colui che Dante nella “Divina Commedia”‘chiama in segno di disprezzo il “villan da Signa” cioè il famoso legista Bonifazio Mori esponente del partito dei Neri, nemico di quello dei Bianchi a cui apparteneva Dante.
Questa famiglia rimase proprietaria della villa fino al 1908, quando fu acquistata dal Signor Tanini. Nel 1941 passò ad un certo Signor Snaider e poi al Signor Tempesti nel 1947.Dal 1970 ne è proprietaria una società il cui amministratore è i l Signor Tempestini
L’”edificio più importante, quello che viene indicato come la villa vera e propria, è a forma di L irregolare e mostra di aver subito nel corso del tempo, come si legge nella relazione fatta dall’architetto Morozzi della Soprintendenza ai Monumenti, diversi interventi. La facciata è ottocentesca e vi è posto lo stemma dei Morubaldini Alberti, Sopra il tetto si erge una loggetta-belvedere da cui si può ammirare, da una parte, il paesaggio fino a Firenze e, dall’altra, fino a Poggio a Caiano.
La costruzione di queste terrazze tipiche di molte ville può essere la testimonianza dell’amore per la natura che i proprietari di un tempo potevano avere,
Nel sottosuolo ci sono le cantine, anch’esse di notevole interesse.
La parte più antica di questo complesso comprende quei locali che fino a qualche anno fa erano della fattoria. Vi si trovavano infatti una tinaia, un frantoio e un magazzino. Di questa costruzione colpisce la facciata, ma più che altro il cortile, le cui colonne terminano con dei bellissimi capitelli in pietra serena. Il soffitto, a volte richiama il gusto dell’epoca in cui fu costruito. C’è un locale che una volta era adibito a scuderia e davanti ad esso c’è un portico a tre arcate. Un altro locale era la limonaia questo era nato come salone, ma poi, forse, quando l’edificio perse un po’d’importaazi a vantaggio dell’altro più grande fu lasciato come serra per i limoni. Su una facciata esterna c’è la scritta “Cor magis tibi Signa pandit” (A te Signa apre di più il cuore).
Non ci è stato possibile visitare l’interno di questa villa, abbiamo perciò ricavato notizie da persone che vi hanno lavorato per tanti anni. Ci sono state d’aiuto anche delle foto che riproducono alcuni ambienti interni dell’edificio. Abbiamo saputo che quella che viene chiamata la “villa” è formata da 64 vani, fra questi sono compresi due grandi sale con decorazioni pittoriche murali che risalgono al secolo scorso. Una foto di diversi anni fa ci mostra una sala d’armi molto bella con tante armi di varie epoche, appese alle pareti. Il Santelli descrive così l’interno di questo edificio: “la più bella e più antica di tutte le ville signesi… che un tempo incantava con le sue sale addobbate con gusto quasi asitico ‘. I pavimenti delle varie stanze sono o di ceramica o di cotto. Diversi sono i locali provvisti di un caminetto e molti dei soffitti sono a cassettoni con decorazioni fatte a mano. Fa parte della villa anche una cappella, dove una volta i proprietari usavano assistere alle funzioni religiose.
Il parco che circonda questo complesso è sempre molto grande anche se non è più come una volta quando superava i quattro ettari. Ancora oggi è molto suggestivo e, data la sua ubicazione, costituisce senza dubbio un’oasi di verde e un polmone importante per il paese di Signa. Questo parco è solcato da viali e vialetti, vi si trovano moltissime specie di piante di alto fusto fra le quali i cipressi, i lecci, i pini e tante altre.
Nel secolo scorso e nella prima metà di questo, il parco della villa allora Morubaldini ha conosciuto un periodo di splendore.
Agli inizi del 1800 fu eretta, si pensa a scopo ornamentale, una curiosa torre a pianta ottagonale di gusto, come allora era di moda, medioevale. Essa è rimasta fino a oggi, non c’è più, invece, il laghetto posto lì vicino che aveva al centro un obelisco. C’era anche una fontana circolare con quattro sirene, posta nel giardino che si trova davanti alla villa. Sempre nel parco, alla fine del secolo scorso, si trovava un recinto dove erano due cervi, un maschio e una femmina.
Sono rimaste, inoltre, alcune statue e delle decorazioni murali fatte a mosaico con materiale di vario genere che rispecchiano anch’esse il gusto dei secoli XVIII e XIX.
Anche questa villa, come quella di Castelletti, era al centro di una grandissima fattoria che intorno agli anni 50 era di 189 ettari. Comprendeva poderi nei Renai, Sant’Angelo a Lecore, a Campi Bisenzio e a S. Mauro. Pure nei secoli scorsi doveva essere una grande tenuta agricola; agli inizi dell’ottocento facevano parte della proprietà Alberti più di venti case coloniche e altrettanti poderi. Fra i vari possedimenti sono elencate anche tre peschiere, una delle quali situata a Prato, probabilmente sul torrente Bisenzio
Attorno alla villa si trovano degli edifici costruiti in varie epoche. Uno di questi, ora adibito ad uso agricolo, rivela che in passato ha avuto una funzione più importante di quella attuale.
Le finestre “inginocchiate” tipiche delle ville toscane tra il Cinque-Seicento, un loggiato con aperture arcuate attualmente tamponate, fanno pensare che un tempo molto lontano possa essere stata la sede della fattoria. Anche gli ambienti interni dovevano essere molto curati, ci sono infatti resti di decorazioni murali e soffitti in legno anch’essi con decorazioni (da una relazione dell’arch. Galletti della Soprintendenza ai monumenti di Firenze).
Bibliografia
Signa fra Storia e Tradizione – A cura della Scuola Elementare “Leonardo da Vinci” – Ed. Tipolitografia Nova, 1990