Pro Loco Signa A.P.S.
Paolini Clelia Silvia Bondi

Paolini Clelia Silvia Bondi

LO SAPEVATE CHE……..

Paolina Clelia Silvia Bondi è nata a Firenze nel 1898 da Camillo Bondi e Silvia Levi.

Il nonno Moise Azzaria Bondi, antica famiglia di spicco della città di Livorno, trasferì l’intera famiglia a Firenze ed aprì la Banca con il suo nome e l’aggiunta dei vari figli.

Il padre Camillo fondò nel 1894 la MANIFATTURA DI SIGNA come continuazione ed evoluzione della Società Fornaci di Signa del fratello Angelo, specializzata fin dal 1889 nella produzione di laterizi. La riproduzione in terracotta di opere artistiche tratte dal repertorio di epoche passate, il cosiddetto falso antico, fu la peculiarità stilistica della Manifattura. L’uso di particolari tecniche di patinatura e di copertura del supporto, unite ad una continua ricerca di perfezione formale realizzata anche attraverso la calcatura sulle opere originali, furono poi gli elementi che ne determinarono un successo incontrastato in tutto il mondo nello specifico settore.

Grande amico di Camillo era Vittorio Matteo Corcos, uno dei principali pittori degli inizi del ‘900, che immortalò nel 1909 – all’età di 11 anni – Paolina Bondi in una tela considerata fra i mille quadri più belli al mondo.

Splendido Liber Amicorum in pelle marrone con impressioni a rilievo ai piatti e tracce di fermagli, all’interno oltre 40 tra firme, dediche, iscrizioni di varia lunghezza, lettere, biglietti, righi musicali etc. Un vasto campionario delle altolocate amicizie dell’aristocratica Paolina Clelia Silvia Bondi, il cui meraviglioso ritratto ad opera di Vittorio Corcos, appena undicenne, rimane uno dei più intriganti e affascinanti quadri del primo Novecento. La raccolta di autografi si concentra principalmente su scrittori, musicisti e artisti vari. I nomi in elenco sono davvero tanti e tutti importanti, ma meritano una segnalazione, tra gli altri: le due lettere di Anatole France, la pagina manoscritta di Giovanni Pascoli con il testo di Cantilene (poesia inclusa in Myricae ma con due diverse denominazioni),

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi  e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.
Nel campo parzialmente dissodato
è fermo un aratro senza buoi
come dimenticato nella nebbia.
E dal canale irriguo proviene il suono ritmato
del risciacquo dei panni delle lavandaie
con tonfi pesanti e ininterrotte cantilene:
“Soffia il vento e le foglie cadono come neve,
e tu non sei ancora di ritorno!
cosa ho provato, quando sei partito!
[Mi sentivo] come l’aratro nel campo a riposo“.

    La poesia manoscritta di Trilussa, le due lettere di Puccini e lo stupendo rigo musicale firmato e dedicato della Boheme, la firma di Guglielmo Marconi, la bellissima dedica/frase di Gabriele d’Annunzio (“Il pericolo è l’asse della vita sublime”), la cartolina del premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda, la bella frase sottoscritta di Victor Hugo, la struggente lettera di Benedetto Cairoli al fratello Giovanni, in prigione etc.etc.