La figura di Giuseppe Garibaldi mantiene, a duecento anni dalla sua nascita, aspetti e caratteristiche di grande impatto emotivo capaci di suscitare ancora oggi interessi e passioni.
Sentimenti di questo tipo, avvertibili generalmente in ogni parte d’Italia, assumono a Signa un valore specifico, caratterizzato da un vero e proprio culto, che per decenni ha dato a questa figura valori formativi tenuti a lungo alla base di importanti strutture scolastiche.
La presenza dello stesso Garibaldi per oltre un mese a Signa e la visita della figlia Clelia, nei recenti Anni Cinquanta, costituiscono gli elementi di spicco di una sorta di continuità segnata anche da momenti carichi di forte valore simbolico.
Il rapporto fra Signa e Garibaldi ha origini lontane che risalgono al 1849 e precisamente al suo primo passaggio da questo territorio in occasione della sua fuga dalle Romagna dopo la morte di Anita e la caduta della Repubblica Romana.
Secondo una tradizione locale anche Signa offrì il suo sostegno al Generale durante la sua disperata fuga grazie all’intervento di Leopoldo Cattani Cavalcanti che lo avrebbe ospitato, una sua proprietà, nell’agosto del 1849: questo evento avrebbe portato in seguito alla nascita di una significativa amicizia che farà tornare di nuovo Garibaldi a Signa e negli stessi luoghi 18 anni più tardi.
La precisa ricostruzione di questo viaggio pubblicata da Francesco Asso, nel suo prezioso “Itinerari garibaldini in Toscana e dintorni 1848-1867” sembra però smentire questa ipotesi limitando la presenza di Garibaldi ad un solo passaggio in carrozza nella notte di lunedì 27 agosto con l’attraversamento del ponte sull’Arno per procedere sino a Empoli, Ponte a Elsa, Poggibonsi sotto le mentite spoglie di mercante di cavalli.
Durante gli ultimi anni di governo lorenese e l’inizio del nuovo stato unitario la comunità di Signa si trova inserita nelle dinamiche risorgimentali grazie anche alla presenza di personaggi legati alla Carboneria come il conte Raffaello Bruti, primo sindaco di Signa, o di spiccata vocazione liberale come il canonico Carlo Michelagnoli, direttore fra l’altro dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, o lo stesso Leopoldo Cattani Cavalcanti che, oltre la sua attività politica ed istituzionale, negli stessi indirizzi educativi che ispiravano la sua azione, si collegava agli insegnamenti di Raffaello Lambruschini.
Proprio da Leopoldo Cattani Cavalcanti, divenuto deputato del Regno. Garibaldi cercherà ospitalità nella primavera del 1867; i motivi ufficiali della sua presenza a Signa vengono fatti risalire a non meglio precisate ragioni di salute.
Dal 20 maggio al 21 giugno il generale verrà ospitato presso una dipendenza di Villa Castelletti, situata nella località chiamata Arrighi; la villa stessa rivestirà la funzione di attiva cancelleria diplomatica ben utilizzabile grazie alla sua vicinanza con l’allora capitale d’Italia: Firenze.
Da questa posizione Garibaldi, oltre a curare la sua salute in una zona famosa per la sua salubrità, approfitterà per organizzare le sue attività militari in un disegno unico finalizzato alla liberazione di Roma.
Da Signa, nonostante il parere contrario di Cattani Cavalcanti che sconsigliava interventi a suo avviso troppo avventati, prenderanno forma varie incursioni garibaldine nel territorio dello Stato Pontificio che, come poteva essere prevedibile, avranno esiti infausti.
Dalla sua “Cancelleria Diplomatica” di Villa Castelletti verranno inviate, a sua firma, quattordici lettere di particolare significato: fra queste penso sia bene ricordare quanto scritto contro la pena di morte in difesa dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo che verrà ugualmente fucilato per ordine di Benito Juarez.
Il 5 giugno Garibaldi scriveva al popolo messicano:
“Messicani! Quando una nazione si sbarazza dei suoi oppressori come ha fatto il Messico con tanta costanza ed eroismo, essa merita una parola d’encomio ed un saluto dalle nazioni sorelle.
Un rampollo del dispotismo Europeo, innestato nel nuovo mondo, per fortuna dell’umanità,non ha attecchito: Dio sia lodato! (…)
Il popolo Italiano ti invia un saluto ed un cenno di gratitudine per avere tu rovesciato nella polvere un fratello del suo oppressore!
Nemici del sangue però, noi ti chiediamo la vita di Massimiliano; risparmialo! – te ne supplicano i concittadini del prode generale Ghirlandi, fucilato per ordine suo dai suoi sgherri; risparmialo; rimandalo tra la sua famiglia di carnefici nostri, esempio della generosità del popolo, il quale vince alla fine, ma perdona”
In questo suo soggiorno Garibaldi avrà modo anche di apprezzare alcuni elementi tipici della situazione signese e specificamente quanto aveva organizzato Cattani Cavalcanti aveva realizzato, in rapporto con Carlo Michelagnoli e lo stesso Gino Capponi, una struttura formativa che nelle intenzioni avrebbe dovuto produrre un elemento di evoluzione sociale per gli strati più bassi dei figli del proletariato. Superando completamente ottiche assistenzialistiche, l’Istituto Agrario di Castelletti seguiva avanzate idee pedagogiche che nei fatti si risolvevano in una completa tensione verso un effettivo riscatto sociale conseguibile soltanto attraverso lo studio ed il lavoro.
La visita agli “orfanelli agricoltori” colpirà profondamente l’animo di Giuseppe Garibaldi sino a fargli esprimere, in una lettera del 24 maggio, la piena soddisfazione verso un’opera che, più delle battaglie, poteva veramente riuscire ad unire l’Italia.
“La nazione italiana ha quasi ottenuto la sua unificazione, ma perché essa possa sedersi a fianco delle colte nazioni d’Europa, manca molto. Io ormai conosco questa mia terra, ed i mille capaci di grandi cose, voi li troverete sempre in ogni provincia, ma i milioni che costituiscono la maggioranza della nazione, per colpa dei Governi passati e presenti, hanno bisogno di essere rigenerati, migliorati nel fisico e nel morale.
Ospite oggi dell’Istituto Castelletti Vicino a Signa ed a poche miglia da Firenze, io sono testimonio oculare di quanto può il patriottismo di un uomo per fare il bene del suo simile.
In quest’istituto agrario filantropico, fondato dal benemerito Cavalcanti, deputato al Parlamento, diretto da lui, diretto con ingenti spese sue proprie e portato ad invidiabile condizione (…) Ebbene, in quest’istituto, io ho veduto il modesto figlio del contadino, nutrito, educato, accanto a quello del milionario, trattati colla amorevolezza, istruiti anche alle virili discipline che portano l’uomo vicino al perfezionamento a cui lo destinò la Provvidenza, col lavoro, e l’istruzione”.
Anche l’Istituto Agrario Cavalcanti resterà segnato da questa visita e troverà nella figura di Garibaldi uno dei principali modelli imitativi: pochi anni dopo la camicia rossa garibaldina diverrà la divisa ufficiale degli studenti di Castelletti; racconta Arnolfo Santelli
“L’emozione derivata da tanto onore spinse la Direzione a fornire ogni ragazzo di cappello e camicia rossa instaurando quella divisa che per lunghi anni avrebbe caratterizzato ogni uscita pubblica dei suoi numerosi studenti. “
Gli studenti di Castelletti parteciperanno infatti massicciamente alle varie manifestazioni istituzionali del Comune di Signa e rappresenteranno, per molti anni, una presenza costante nelle varie celebrazioni signesi.
A titolo di curiosità possiamo ricordare come anche
“… in pieno Fascismo, nelle manifestazioni ufficiali che si tenevano a Signa, si vedeva, in mezzo a tanto nero, una macchia rossa: erano le camicie dei ragazzi dell’Istituto Agrario di Castelletti che, in ricordo della permanenza di Garibaldi (…), mantenevano nella loro divisa caratteri spiccatamente Garibaldini”.
Nei primi decenni del Ventesimo secolo l’Istituto si trasferì in un’altra località del comune di Signa ma anche il nuovo edificio vide affiancare al nome del fondatore caratteri e iconografie tipicamente garibaldine.
Una lapide fu apposta nel cortile interno del nuovo istituto, alla presenza di reduci Garibaldini, mentre un busto, di notevoli dimensioni, veniva collocato nel piazzale di fronte all’Arno con una targa dettata da Isidoro Del Lungo.
Nel luogo del suo soggiorno, poche decine di metri dietro l’Istituto, veniva ricordato, a nome del popolo di Signa, il primo centenario della sua nascita con una nuova lapide che recitava:
IL POPOLO DI SIGNA NEL 1° CENTENARIO DELLA NASCITA DI GARIBALDI VOLLE QUI RICORDATO IL SUO ROMITAGGIO NELL’ANNO 1867.
Nello stesso periodo fu intitolata all’Eroe dei due mondi la strada che collegava il centro di Signa con Castello e San Miniato.
Senza venirne sminuita dalla retorica e dalle strumentalizzazioni del Fascismo il ricordo di Garibaldi mantenne intatto il suo fascino per tutto il Ventennio ispirando fra l’altro, come nel resto d’Italia, l’adesione alla Resistenza ed a quello che, da subito, venne definito come il secondo Risorgimento.
Tralasciando gli aspetti legati alla numerosa partecipazione di signesi nelle brigate garibaldine ed il fascino suscitato dall’immagine di Garibaldi, come simbolo delle liste del Fronte Popolare, maggioritario a Signa nelle elezioni del 1948, risulta interessante soffermarsi sugli aspetti di continuità educativa che ne hanno accompagnato la figura nel territorio signese.
Bibliografia
La parte è tratta, per gentile concessione degli autori dal libro: “Garibaldi a Signa – Fra mito e storia” – Cosimo Ceccuti – Giampiero Fossi – Ed. Masso delle Fate