Castruccio nacque a Lucca nel 1281: apparteneva ad una famiglia nobile. precisamente quella degli Antelminelli.
Divenne, da adulto, un capo del partito ghibellino della sua città. Siccome era un uomo intelligente, coraggioso, amico di uomini importanti, riuscì a diventare addirittura il signore a vita di Lucca (questo successe nell’anno 1316).
Uno dei suoi amici più fedeli si chiamava Uguccione della Faggiola, anche lui appartenente ad una famiglia nobile ed al partito ghibellino.
Castruccio non si accontentava di governare Lucca: voleva essere il capo di un partito ghibellino che dominasse tutta la Toscana, con la città di Lucca come capitale.
Per poter riuscire in questa impresa, attaccò e ridusse in suo potere alcune città toscane, fra le quali Pistoia.
Reso ancora più felice da queste conquiste, decise di attaccare Firenze; il 23 settembre 1325 sconfisse i guelfi fiorentini ad Altopascio. Riuscendo a giungere fin sotto le mura della città.
Nel 1327 conquistò anche Pisa e fu allora che si fece nominare dall’Imperatore Duca di Lucca.
Nel 1328 Pistoia si ribellò a Castruccio ed egli dovette correre per poterla riconquistare: mentre era impegnato nella battaglia, fu colpito da un infarto.
Un uomo come lui, che aveva sempre combattuto, mori quindi di morte naturale.
Qualche tempo dopo, precisamente nel 1520. lo scrittore Niccolò Machiavelli scrisse un libro intitolato “La vita di Castruccio da Lucca”.
COSA FECE CASTRUCCIO A SIGNA
Castruccio a Signa fece mettere in commercio una moneta con raffigurante il volto dell’Imperatore Ottone. Per “segnalare” la sua supremazia su quel luogo le monete si chiamarono “castruccini”.
LA SITUAZIONE DI SIGNA AL TEMPO D I CASTRUCCIO
Signa, negli anni in cui visse Castruccio, fra la fine del 1200 e gli inizi del 1300, non era solo una città che dava letterati ed artisti, oppure un centro di attività commerciali, ma aveva anche importanza dal punto di vista militare.
La sua posizione geografica di borgo a poche miglia da Firenze, ne faceva un rilevante punto strategico per chi voleva muovere verso la città. Già nel 1262, i guelfi avevano deciso di fortificarsi a Signa e i ghibellini non avevano osato attaccarli.
Altre lotte avvennero ai tempi dell’imperatore Enrico VII (dal I280 al 1313), quando Signa fu rivendicata dall’Impero come suo possesso, contro il Comune di Firenze, che invece considerava parte del suo territorio e sottoposta al suo dominio.
L IMPORTANZA DI SIGNA E IL PASSAGGIO DI CASTRUCCIO
Castruccio stesso, quando decise di partire all’attacco di Firenze, scelse Signa come luogo in cui porre il suo quartier generale, cioè piazzare il suo accampamento. Lui e il suo esercito se ne stavano tranquillamente accampati in quel castello da cui potevano facilmente tenere d’occhio la valle e partivano da lì per compiere i loro attacchi verso i luoghi posti nelle immediate vicinanze di Firenze; spesso minacciarono le mura stesse della città. Questo avvenne nel settembre dell’anno 1325 e l’occupazione di Castruccio durò quasi sei mesi.
Oltre a coniare (produrre e mettere poi in commercio) i “castruccini”, Castruccio ideò altre cose che facessero dispetto ai Fiorentini e dimostrassero tutto il suo coraggio e la sua potenza.
Pensò addirittura di allagare la città nemica (Firenze), bloccando la gola della Gonfolina, ma questo non fu possibile; allora, verso la fine del febbraio 1326, quando cominciò a temere che i Fiorentini trovassero il modo per attaccarlo, decise di abbandonare Signa, in maniera però che i nemici rimanessero bloccati.
Fece distruggere completamente il castello, le corti e il ponte sull’Arno, ponte che permetteva il collegamento fra le due sponde del fiume anche in perìodo di piena. Signa aveva aumentato la sua importanza come centro commerciale proprio grazie a questo ponte che garantiva un facile transito di veicoli, uomini e merci.
Comunque, il castello di Signa non rimase distrutto a lungo: nel settembre di quello stesso anno, 1326, i Fiorentini, con l’aiuto del Duca di Napoli. Carlo D’Angiò. procedettero, a loro spese, alla ricostruzione.
Questi fatti sono raccontati in una lapide posta sopra la porta occidentale del castello di Signa, murata in mezzo agli stemmi del partito guelfo, della Repubblica Fiorentina e degli Angioini, la famiglia del Duca Carlo.
CASTRUCCIO CASTRACANI CONDOTTIERO
Castruccio amava la vita del soldato, nonostante che questa fosse molto dura. Al campo era presente dappertutto. Se si trattava di fortificare una posizione o un accampamento, appariva improvvisamente a cavallo o a piedi, nei luoghi più lontani, dando ordini, stimolando gli uomini stanchi. Quando ce n’era bisogno, si metteva egli stesso a lavorare, così i soldati dimenticavano la stanchezza e riprendevano a fare scavi e costruire trincee con più forza di prima. Quando qualcuno gli disobbediva, o metteva in pericolo la sua posizione di signore, egli non esitava a pronunciare condanne a morte: a quei tempi, era necessario comandare con la forza, ma Castruccio non era particolarmente crudele.
LA VITA FAMILIARE DI CASTRUCCIO
Un esempio dell’umanità di Castruccio è data dal racconto di un vecchio guelfo, Donato Velluti, giunto ormai agli ultimi anni della sua vita. Quando aveva dieci anni, fu rapito fuori dalle porte di Firenze e portato da Castruccio, che era accampato nella Val di Nievole; questi lo fece condurre presso sua moglie e i suoi bambini e gli chiese se voleva restare o tornarsene a casa.
Il ragazzo rispose che preferiva tornare da sua madre e dai suoi fratelli; allora Castruccio lo fece riportare a Firenze accompagnato da un seno a cavallo, il quale aveva l’ordine di rifiutare qualunque ricompensa volessero offrirgli.
Castruccio era sposato con una nobile pisana chiamata Pina, della casata dei Vallecchia e Corvaia; in seguito, il marito la rammentò con il titolo di “illustre Duchessa”.
La sua casa era piena di gioventù, perché aveva quattro figli e cinque figlie a cui voleva molto bene.
Ai suoi tre figli maggiori dette i nomi della casa imperiale dei Lussemburgo. Arrigo, Valerano e Giovanni. Ebbe anche due figli nati fuori del matrimonio, ma furono probabilmente educati insieme agli altri e, in ogni caso, Castruccio li ricordò nel suo testamento.
Quando gli morì un figlio, chiamato Guarnieri, Castruccio gli fece costruire nella chiesa di San Francesco a Sarzana un bellissimo monumento sepolcrale, sotto un tabernacolo.
Per il figlio scelse la chiesa dei Minoriti di Sarzana e per se stesso, come luogo di sepoltura, quella dei Francescani di Lucca; ordinò di venir seppellito con addosso il saio dei Minoriti.
Castruccio, infatti, odiava il lusso della Chiesa di quei tempi ed ammirava molto San Francesco d’Assisi, il poverello che aveva cercato la salvezza della propria anima nella semplicità tanto gradita a Dio.
Una sua figlia volle farsi monaca e Castruccio la fece entrare nell’Ordine delle Clarisse (ordine fondato da Santa Chiara, amica di San Francesco) con il nome di Suor Jacoba.
CASTRUCCIO COSTRUTTORE E COMMERCIANTE
Castruccio si impegnò come se fosse stato un principe nel far costruire edifici: a Lucca sorse una cittadella già ideata ai tempi di Uguccione, grandissima e lussuosa per quei tempi, che comprendeva una parte di territorio pari ad un quinto della città. Ben ventinove torri si alzavano sulle sue mura, che racchiudevano il palazzo di Castruccio. Le abitazioni delle milizie e la camera d’armi. Addirittura, il castello prese il nome di “Augusta” (dal nome dell’imperatore romano) e, in questo modo, Castruccio dimostrò di voler diventare sempre più grande e potente.
Sopra Sarzana sorse il potente castello di Sarzanello, costruito nel 1322, mentre una cittadella molto fornita di torri si trovava presso Avenza, a Marina di Carrara; i resti ancora oggi esistenti dimostrano quanta volontà di potenza avesse Castruccio e come facesse sorgere in poco tempo i suoi edifici.
A Pietrasanta fece costruire una rocca, che in onore di suo figlio chiamò “rocca Arrighina”; progettò anche di dare un porto a Lucca, adatto all’approdo di grandi navi per favorire lo sviluppo commerciale della città.
Cercò di risollevare il commercio, dopo che erano state cacciate oppure erano emigrate molte famiglie guelfe che si dedicavano a varie attività commerciali; partecipò anche ad alcune imprese industriali. Per esempio, ricevette dal Comune di Pietrasanta “autorizzazione per estrarre, insieme ad uno dei suoi parenti, l’argento e il ferro dalle miniere del luogo”.
CASTRUCCIO AMMINISTRATORE
Abbiamo visto come Castruccio, oltre che a Lucca, sfoggiasse il suo potere anche nella zona di Sarzana; questa città, vicina alla strada che dalla Lombardia porta verso il mare, aveva una grande importanza, perché era al confine con la Toscana.
Proprio in questa città Castruccio ebbe un importante incarico, che dimostrò come egli fosse intelligente e coraggioso in politica.
Dopo la conquista ghibellina di Lucca, molte persone che si sentivano in pericolo se ne erano andate dalla città; fra queste, c’era anche il vescovo di L u n i – S a r z a n a , c h e era g ià stato condannato dall’imperatore Enrico VII.
Questo vescovo non poteva mantenere la sua autorità su Lucca diventata ghibellina e, per risparmiare qualcosa sulle sue entrate, si decise a nominare, il 4 luglio 1314, Castruccio suo vicario (aiutante) e amministratore del suo castello e delle sue terre.
Questo fu per Castruccio un piccolo passo per diventare più importante. Nel frattempo, a Francoforte, in Germania, erano in corso le lotte per l’elezione dell’Imperatore; Sarzana decise di mettersi dalla parte dell’impero, “perché nessun tiranno infedele si impadronisse di Sarzana e dei suoi diritti”, ma non specificò a quale imperatore giurava fedeltà, perché non sapeva chi sarebbe stato eletto.
I cittadini di Sarzana ignoravano infatti che l’elezione era avvenuta già sette settimane prima. Ma in tutto questo c’era lo zampino del nostro Castruccio. Nella sua posizione di “vicario del vescovo” egli aveva una grande importanza in città e poteva decidere su tutte le cose che venivano discusse; inoltre, si fece eleggere vicario, protettore e difensore di Sarzana.
Facendo giurare fedeltà “all’imperatore”, senza però precisare il nome dello stesso, Castruccio aveva la possibilità di unirsi ad uno dei sovrani tedeschi rivali, quello praticamente che gli sarebbe piaciuto di più.
Castruccio si comportava così non solo perché era furbo, ma anche perché prevedeva che ci sarebbe stata una lotta con Uguccione della Faggiola, fino ad allora suo amico e protettore. A quei tempi, infatti, l’amicizia aveva valore solo fino a che tornava comodo per ragioni politiche; poi, si poteva lottare contro l’amico fino a farlo imprigionare e questo poteva succedere addirittura anche fra padri e figli o tra fratelli.
Castruccio combatté a Montecatini nel 1315 contro i guelfi di Firenze al fianco di Uguccione e dell’imperatore eletto Ludovico IV detto il Bavaro, alla testa di 40 cavalieri e 1000 fanti presi da Sarzana. Subito dopo la vittoria, seppe che il nemico di Ludovico, Federico il Bello Duca d’Austria, quello che aveva lottato contro di lui per l’elezione, lo aveva nominato suo consigliere segreto.
Castruccio quindi si trovò a dover scegliere fra due re nemici, tutti e due convinti che egli fosse un uomo da avere come alleato piuttosto che come nemico.
LA CATTURA DI CASTRUCCIO
Castruccio si schierò dalla parte di Federico, mentre Uguccione rimaneva fedele a Ludovico il Bavaro.
Castruccio, già vicario vescovile di Luni-Sarzana, ebbe il titolo di vicario imperiale per Federico nel territorio sarzanese.
Tutto questo non piaceva affatto ad Uguccione, che si riteneva il signore legittimo di quei territori; ecco come la lotta fra due che volevano diventare imperatore di Germania divenne anche lotta fra due che erano stati amici ed alleati.
Quando Castruccio divenne vicario imperiale della Lunigiana (la zona di Luni, al confine fra Toscana e Liguria) scoppiò apertamente la lite fra lui e Uguccione.
Castruccio aveva conquistato Massa Carrara, allora detta Massa del Marchese, perché la popolazione di quella città non voleva riconoscere che egli, in qualità di vicario imperiale, era il suo signore; egli allora accusò trenta dei suoi abitanti di tradimento, dicendo che volevano consegnare Massa ad Uguccione, e li fece uccidere.
Non aveva nessuna pietà per i traditori, veri o presunti. Uguccione, quando seppe quello che aveva combinato Castruccio, decise di passare all’attacco: dichiarò che quei trenta cittadini erano morti senza nessuna colpa e fece lo arrestare.
La cattura avvenne così: Neri della Faggiola, figlio di Uguccione e podestà d Lucca, invitò Castruccio a casa propria per parlare con lui, il 10 aprile 1316, Sabato santo. Castruccio ci andò senza sospettare nulla e fu arrestato, poi gli ordinarono di scegliere: o rinunciava entro il lunedì di Pasqua ai castelli e ai territori avuti dal vescovo di Luni e ridava ad Uguccione il comando su quel territorio, oppure lo avrebbero ucciso.
Ma Uguccione e il figlio non avevano fatto i conti con i cittadini di Lucca e Pisa (anche Pisa era sotto il dominio di Uguccione) che erano stufi di essere governati da quei tiranni che non facevano niente per il bene del popolo. Anzi, Uguccione e figlio si erano fatti regalare dall’imperatore Ludovico dei territori importanti come loro feudi e poi questi territori erano passati a Firenze, inoltre avevano rovinato l’industria delle due città.
Insomma, erano buoni solo a farsi pagar tasse e ad arrestare chi si ribellava. Uguccione lasciò a Pisa solo un piccolo gruppo di soldati e, con il resto delle sue truppe, a n d ò a Lucca, per aiutare il figlio contro Castruccio.
Ma i cittadini si ribellarono la mattina stessa di Pasqua. Uguccione fu cacciato e Castruccio liberato.
AVANZATA DI CASTRUCCIO NEL TERRITORIO FIORENTINO
Castruccio quindi fu liberato dalla ribellione del popolo di Pisa, che non fece fatica a togliere di mezzo i pochi soldati di Uguccione.
Per questo motivo, anche se solo per un po’ di tempo, Castruccio rimase in ottimi rapporti con Pisa, che lo aveva eletto suo signore; i cittadini pisani combatterono perciò insieme ai lucchesi, contro il comune nemico, Firenze.
Le lotte avvenivano nella parte fiorentina della Valle dell’Arno: nell’aprile del 1316, i Fiorentini avevano assalito e conquistato il borgo e il castello di Vinci, alle pendici del Monte Albano, vicino ad Empoli, ma poi, assaliti dai Lucchesi e dai Pisani, erano fuggiti.
Castruccio pensò di assalire con decisione le armate fiorentine, penetrando nel loro territorio.
Prima di allora, aveva lottato nelle zone di confine, ma adesso organizzò in fretta, e con grande energia, una spedizione contro il nemico.
Alla fine di luglio avanzò con 900 cavalieri e 600 fanti fino allo sbocco dell’Elsa nell’Arno e fino alle pendici del Monte Albano, passando indisturbato sotto la fortezza di San Miniato.
Devastò Vinci e Cerreto Guidi, oltre ad altre località di quella zona. Quando arrivò ad Empoli, non vi incontrò una grande resistenza: vi sostò una notte con i suoi soldati, a 30 chilometri dalle porte di Firenze.
Al suo avvicinarsi, i Fiorentini non suonarono le campane e non si lanciarono subito contro di lui, come avrebbero potuto fare i loro padri; scrissero invece delle lettere ai loro alleati (richiesta d’aiuto a Bologna, 28 luglio 1316) e lasciarono che Castruccio si allontanasse senza essere inseguito.
Questa velocità nelle imprese militari non fece altro che aumentare la fama di Castruccio, lo fece diventare un eroe.
Allontanatosi dal Monte Albano, egli corse alla costa genovese.
Il 19 luglio 1320 gli esiliati genovesi lo avevano nominato “vicario generale dei fedeli dell’Impero” per la Riviera di Levante; così Castruccio diventò capo dei ghibellini e comandante di un territorio che dalle porte di Genova si estendeva fino alle vicinanze di Firenze.
La lotta contro Firenze sarebbe proseguita negli anni successivi, danneggiando, come abbiamo visto, anche Signa.
I VESCOVI DI FIRENZE E DI FIESOLE SCOMUNICANO CASTRUCCIO
Nel Medio Evo, la Chiesa, che, oltre al potere spirituale, voleva anche quello temporale (governare dei territori, avere terre e denaro, comandare eserciti), usava molto l’arma della scomunica.
I fedeli scomunicati venivano allontanati dalla Chiesa (cosa che succede ancora oggi) e non avevano più diritto di godere dei benefici spirituali (non potevano più accostarsi ai sacramenti, assistere alle funzioni) e di avere contatti con gli altri fedeli.
Nei confronti di un sovrano, la scomunica era tremenda, perché i suoi sudditi non dovevano più ubbidirgli, dato che lui non era un buon cristiano. Quando non riusciva ad avere ragione di un avversario, la Chiesa lo scomunicava. Questo successe anche a Castruccio, a causa del suo dominio su Sarzana. Castruccio possedeva poderi e castelli a Sarzana, città conquistata grazie all’aiuto dei Pisani.
Questa cosa, però, non andava bene ai Vescovi di Firenze e di Fiesole, i quali rivolevano indietro i poderi e le ricchezze di Castruccio e le tasse riscosse dai Pisani dagli abitanti di Sarzana.
Per avere ciò, chiesero aiuto all’Arcivescovo di Pisa e al suo aiutante, vescovo di Corsica ma abitante a Pisa; questi due, però, rifiutarono di accogliere la richiesta. All’Arcivescovo di Pisa costò caro appoggiare Castruccio; nell’anno 1319 venne scacciato da Pisa, gli incendiarono la casa ed egli si dovette rifugiare a Firenze.
Tutto questo per proteggere Castruccio! Quest’ultimo venne scomunicato per non aver dato retta ai vescovi di Firenze e di Fiesole, quindi i suoi soldati e i cittadini del suo territorio non gli dovevano più obbedienza. Ma Castruccio se la cavò lo stesso, anche perché questa non fu la sua ultima scomunica.
L’ASPETTO FISICO E LA PERSONALITÀ’ DI CASTRUCCIO
Castruccio, quando divenne signore di Lucca, era giovane, aveva trentacinque anni; per quei tempi, poteva essere considerato un uomo di mezza età. Era alto e magro, di corporatura snella, perché facendo la vita del soldato si manteneva in forma. I suoi capelli erano biondi e riccioluti, il suo viso era espressivo. Generalmente, era simpatico alla gente con cui aveva contatto: nell’insieme, era un uomo affascinante, audace, coraggioso, deciso e suscitava ammirazione.
I PERSONAGGI ILLUSTRI DELL’EPOCA DI CASTRUCCIO
Nel corso della sua vita, Castruccio fu in contatto con personaggi che sono rimasti nella storia per le loro gesta, sia buone che cattive.
UGUCCIONE DELLA FAGGIUOLA – Era l’amico e il protettore di Castruccio. almeno finché le lotte per il regno di Germania li divisero. Nacque nel 1250 e fu, anche lui, appartenente al partito ghibellino; morì nel 1319. Era podestà e signore di Arezzo e vicario dell’imperatore Enrico VII; dopo la sua morte, divenne signore di Pisa e di Lucca, ma, nel 1316, fu scacciato, dopo aver catturato Castruccio. L’anno prima, nel 1315, aveva sconfitto a Montecatini i guelfi di Firenze.
Fuggito da Pisa, si rifugiò presso Can Grande della Scala, che lo nominò podestà di Vicenza (capo del governo cittadino, estraneo alle lotte delle famiglie della città).
CAN GRANDE DELLA SCALA – Era il signore di Verona, figlio di Alberto della Scala. Nacque nel 1291 e morì nel 1329. Conquistò anche Padova e divenne vicario dell’imperatore Enrico VII e di Ludovico il Bavaro; fu capitano generale dei ghibellini di Lombardia.
ENRICO VII – Nacque fra il 1270 e il 1280 ed era figlio del conte di Lussemburgo. Nel 1308 fu eletto re di Germania con il consenso del papa Clemente V, che voleva farsi aiutare da lui per organizzare una nuova crociata per liberare il Sepolcro di Gesù.
Scese in Italia nel 1310, ma soltanto per aizzare a nuove lotte i guelfi e i ghibellini; costrinse il papa ad incoronarlo, ma, mentre si preparava per attaccare il regno di Napoli, morì improvvisamente a Buonconvento, nel 1313. Sembra che gli sia stato
messo del veleno nel vino consacrato della Comunione.
LUDOVICO IV, detto il Bavaro – Nato nel 1287, era il figlio secondogenito di Ludovico II. Dovette combattere a lungo contro Federico il Bello Duca d’Austria per diventare re di Germania. Egli fu eletto nel 1314, ma il suo rivale non si arrese e la lotta continuò fino all’anno 1322.
Nel 1327 venne in Italia invitato dai ghibellini e, a Milano, fu incoronato re d’Italia; nel 1328, a Roma, fu incoronato imperatore, nonostante che il papa fosse contro di lui.
Nel 1330 tornò in Germania senza riuscire ad avere l’appoggio del papa, cosa che gli avrebbe permesso di regnare con più tranquillità; allora, nel 1338, fece dichiarare dai Cittadini tedeschi, Che lo avevano eletto, che egli era il vero re, autorizzato a c o m a n d a r e i suoi sudditi, anche se il papa non voleva essergli amico. Morì l’anno seguente durante una partita di caccia.FEDERICO DUCA D’AUSTRIA, detto il Bello – Nacque nel 1286 e morì nel 1333. Dopo la battaglia del 1322 fu costretto a ritirarsi nei suoi territori d’Austria, lasciando che diventasse re il suo nemico Ludovico