L’idea di allestire un museo dedicato alla paglia e all’intreccio – fino al secolo scorso la principale attività economica signese – è stata promossa da alcuni industriali e sostenuta dal Gruppo Archeologico Signese insieme al Comune di Signa, ed ha portato all’organizzazione di un museo diventato un punto di riferimento, prima regionale e nazionale, e quindi internazionale, su di un’arte antica quanto l’uomo e che, in particolare dalla metà del XVIII secolo fin quasi ai nostri giorni, ha avuto in Toscana, pur con alterne vicende, una straordinaria fortuna.
Si è trattato, quindi, di progettare il recupero di una memoria storica collettiva ed il museo è diventato un luogo eccellente per la raccolta, lo studio e la ricerca, la conservazione e l’esposizione di un patrimonio straordinario che rischiava di essere irrimediabilmente perduto perché ignorato o sottovalutato.
Dopo aver costituito un comitato scientifico si è cercato di individuare e raccogliere sul territorio la documentazione ed i reperti esistenti, ricercando materie prime, attrezzi, macchine e manufatti, documenti ed archivi di aziende, enti ed associazioni, campionari, materiale iconografico e quant’altro serbasse memoria della lavorazione della paglia e della sua commercializzazione, pervenendo all’allestimento di varie sale espositive che ripropongono, anche con intento didattico e pedagogico, il ciclo della lavorazione della paglia e il suo prodotto finale.
Segnaliamo un link alla Camera di Commercio di Firenze, la quale ha dedicato un’intera sezione alla lavorazione della paglia e al cappello di paglia di Signa, citandolo come esempio di eccellenza del Made in Italy: