A rievocare i fatti storici, nell’emozione collettiva degli invitati alla cerimonia, il Sindaco di Signa Giampiero Fossi, l’Ambasciatore dello Stato di Israele in Italia Alon BAR, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Signa Francesca Bini, il presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, i rappresentanti dei Giusti Mariagrazia Nannicini e Giuseppa Nannicini
La cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele si è svolta questa mattina a Signa (FI) presso la palestra Calamandrei davanti alle autorità, alla cittadinanza e a numerose classi della scuola media Alessandro Paoli.
Quando incominciò l’occupazione tedesca dell’Italia, la famiglia ebrea Cassuto cercò di scampare alle persecuzioni chiedendo aiuto alla segretaria di Renato Cassuto, il quale possedeva un negozio di abiti a Firenze e purtroppo non si riuscì a trovare un luogo abbastanza spazioso per ospitarla. Per di più, Renato Cassuto necessitava di cure mediche, in particolare di iniezioni di insulina, poiché era affetto da diabete. Per questo motivo, la famiglia Cassuto decise di recarsi all’ospedale locale dove incontrò le suore Marcella ed Emilia Baroncelli, due sorelle infermiere che si offrirono di proteggere i due uomini della famiglia Cassuto, Renato e suo figlio Edoardo, con la promessa di non rivelare a nessuno il fatto che fossero ebrei. Questa coppia di suore si prese cura della loro salute e sussistenza, decidendo di nasconderli in un reparto che si trovava in una parte separata e isolata dell’ospedale.
Nel frattempo le donne Cassuto trovarono una sistemazione a Carmignano, una cittadina nei dintorni di Firenze, presso altre due famiglie: una era quella del fratello delle suore Baroncelli, il cui nome è ignoto; l’altra era quella di Carolina Cavicchi che viveva con la figlia Giovanna e la piccola nipotina. Le donne Cassuto rimasero nei nascondigli di Carmignano fino al dicembre del 1943. All’inizio del 1944, Fortunato Nannicini, commerciante di bestiame di San Mauro di Signa, decise di andare in cerca del suo amico Renato Cassuto: i due erano molto amici e si erano conosciuti al servizio militare durante la Prima Guerra Mondiale. Quando Fortunato riuscì a raggiungere i Cassuto, si propose di nascondere l’intera famiglia ebrea (inizialmente Renato e il figlio Edoardo, in seguito si aggiunsero anche la moglie e le due figlie) presso la propria residenza a San Mauro di Signa.
La famiglia Cassuto trovò riparo in questa residenza fino alla liberazione di Firenze nel 1944, restando nascosta per tutti i mesi del conflitto e dei rastrellamenti. Durante questo periodo i coniugi Nannicini, assieme ai quali vivevano anche i loro anziani genitori e cinque figlie, condivisero tutte le loro limitate risorse con la famiglia ebrea, occupandosi di ogni necessità. Così facendo, i Nannicini salvarono i Cassuto dall’arresto e dalla deportazione.
Dalle testimonianze raccolte dallo Yad Vashem emerge che i coniugi Nannicini sapevano bene che i Cassuto fossero ebrei ma gli altri familiari non ne erano al corrente. I Cassuto erano infatti stati presentati come “Cassoni” un cognome non ebraico e non disponevano di documenti falsi. Per di più, nella casa accanto a quella dei Nannicini vivevano alcuni soldati tedeschi.
Dopo la Guerra le famiglie Cassuto e Nannicini hanno continuato a mantenere stretti rapporti di amicizia riconsolidati dalla gratitudine per la grande generosità dimostrata durante gli anni bui della persecuzione antisemita.
Negli anni più orribili della storia italiana, alcune persone eccezionali decisero di opporsi alla legislazione antisemita e alla politica di sterminio nazifascista, mettendo a rischio la propria vita in nome di alti valori etici e morali. Sono i Giusti fra le Nazioni, individui che si rifiutarono di rimanere in silenzio di fronte alle atroci sofferenze che il popolo ebraico subì durante la Seconda Guerra Mondiale.
I cittadini italiani riconosciuti con il titolo di “Giusto fra le Nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme sono circa 700. Da oggi all’elenco si aggiungono anche i nomi di Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi.
Le vicende ricordate oggi riguardano il salvataggio di Renato Cassuto, Irma Calò Cassuto, Ernesta Cassuto Marlowe, Edoardo e Franca Cassuto da parte dei coniugi Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi.
È per questi fatti che lo Yad Vashem ha riconosciuto a Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi il titolo di “Giusto fra le Nazioni”. Mettendo a rischio la propria vita, infatti, Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi si opposero alle politiche nazifasciste e, senza mai ricevere un compenso, garantirono la salvezza della famiglia ebrea.
A rievocare i fatti storici, nell’emozione collettiva degli invitati alla cerimonia, il Sindaco di Signa Giampiero Fossi, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Signa Francesca Bini, il presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, i rappresentanti dei Giusti Mariagrazia Nannicini e Giuseppa Nannicini.
Come ha sottolineato Alon Bar, Ambasciatore dello Stato di Israele in Italia, nel corso del suo intervento: “Lo Stato d’Israele ha assunto il supremo dovere morale di preservare anche la memoria delle persone che, in quegli anni, nel mezzo dell’ora più buia, non sono rimaste indifferenti alle ingiustizie, alla sofferenza umana e al dolore. Per questa ragione, il Parlamento israeliano ha fondato lo Yad Vashem – l’Autorità per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto. Fortunato e Duilia Nannicini raggiungono più di 700 Giusti fra le Nazioni italiani riconosciuti da Yad Vashem. Come tutti i Giusti fra le Nazioni, Fortunato e Duilia Nannicini compresero che di fronte alla prepotenza, non si può rimanere in silenzio e girarsi dall’altra parte. Agendo, hanno dimostrato a tutti noi l’importanza di prendersi cura del prossimo e che ognuno di noi può fare la differenza. L’esempio dei Giusti, è una candela che illumina e guida il nostro cammino. Possano le buone azioni di Fortunato e Duilia Nannicini essere una bussola capace di orientarci tra il bene e il male. Che la loro eredità morale ci guidi e incoraggi a fare la differenza, ad avere abbastanza coraggio per sentire compassione nei confronti di quanti hanno bisogno del nostro aiuto”.
“Il conferimento dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni a cittadini del territorio signese è un onore per tutta la nostra comunità. Persone che si sono spese – rischiando la propria vita – per salvare altri uomini: un atto di coraggio dimostrato attraverso la più alta forma di umanità. Nonostante l’Europa stesse scrivendo le pagine più drammatiche della storia del Novecento, ci sono state persone che hanno saputo schierarsi dalla parte giusta, dalla parte del bene e dell’amore fraterno. E’ quindi necessario, soprattutto in questo preciso momento storico, tenere memoria di ciò che è accaduto nel periodo nazi-fascista e mantenere vivo il ricordo di chi ha scelto di vivere nella giustizia e nella solidarietà fraterna”, dichiara il sindaco di Signa Giampiero Fossi.
Hanno inoltre preso parte alla cerimonia: la famiglia Nannicini, la famiglia Vinattieri e la famiglia Calò, erede dei salvati.